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Antonio Rovaldi:

Il suono del becco del picchio

Dal 13 febbraio al 31 agosto 2020

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GAMeC

GAMeC

Via San Tomaso, 53, Bergamo

Chiuso oggi: apre Mercoledì alle 10:00

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L’artista Antonio Rovaldi porta a Bergamo il progetto End. Words from the Margins, New York City, presentato lo scorso novembre presso l’Università di Harvard.

La mostra Il suono del becco del picchio, ospitata dal 13 febbraio al 17 maggio 2020 negli spazi dell’Accademia Carrara di Bergamo, rappresenta il secondo capitolo del progetto End. Words from the Margins, New York City, promosso dalla GAMeC in partnership con l’Università di Harvard (Graduate School of Design), il Kunstmuseum di San Gallo e Magazzino Italian Art di Cold Spring (NY), con cui l’artista ha vinto la quinta edizione
dell’Italian Council, il programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

 

A cura di Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, insieme a Steven Handel, Visiting Professor di Ecologia alla Graduate School of Design di Harvard e Francesca Benedetto, Design Critic, la mostra – così come l’intero progetto – costituisce un elogio del cammino, dell’attraversamento fisico degli spazi più marginali, e si fonda sull’idea che proprio da questi confini – non solo geografici, ma anche politici e antropologici –, possa svilupparsi una rinascita consapevole della società.

Il progetto presenta la metropoli più iconica al mondo dal punto di vista delle sue periferie e dei bordi estremi dei suoi cinque boroughs –  Manhattan, Brooklyn, Queens, The Bronx, Staten Island –, lungo i quali Rovaldi ha camminato, e restituisce l’esperienza dell’artista in una serie fotografica capace di rappresentarne la complessità.
Nella sua ricerca, Rovaldi ha affrontato temi come il verde nelle periferie in relazione all’espansione urbanistica, i detriti urbani, il legame tra fotografia e produzione letteraria, e ancora la fotografia come romanzo visivo che si costruisce intorno alla città.
Da questa esperienza è nata una serie di immagini in grado di presentare una New York periferica e meno conosciuta, con le sue vaste lagune in prossimità dell’oceano, svincoli autostradali e zone incolte e non facilmente accessibili.

Oltre alle cinquanta fotografie in bianco e nero in stampa analogica che occuperanno le pareti dello spazio espositivo, la mostra presenterà alcune mappe geografiche realizzate dall’architetto paesaggista Francesca Benedetto che mostrano le trasformazioni urbanistiche, geografiche e meteorologiche della città, accanto a un’installazione sonora e a due sculture in bronzo realizzate appositamente per la mostra.

 

Five Walks. NYC, 2017-2020 nasce dalla collaborazione tra l’artista e il sound designer Tommaso Zerbini e offre, attraverso un flusso costante di voci e suoni, l’immagine di una geografia elastica in cui i confini si dilatano passo dopo passo, sosta dopo sosta, con il ritmo lento e riflessivo di una lunga camminata.

La prima delle sculture in bronzo rappresenta la copia di un limulo (horseshoe crab), creatura pleistocenica, corazzata e primordiale, che si spiaggia lungo l’East Coast americana e in particolare intorno a New York, con cui l’artista intende ricordarci che i margini della città hanno forme antiche e tempi geologici stratificati. La seconda è un detrito di una tastiera ritrovata lungo una spiaggia di Staten Island che, posizionata in verticale su un basamento come un piccolo monolite, potrebbe ricordare una divinità antica e futura al tempo stesso, un oggetto devozionale proveniente da una città sommersa nelle acque grigie dell’oceano.

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