L'Archivio di Stato di Napoli nasce come Archivio Generale del Regno nel 1808.
Il primo piano del Monastero dei Santi Severino e Sossio, sede dell’Archivio di Stato di Napoli, costituisce la zona musealizzata dell'Archivio di Stato di Napoli. Cuore della vita dell'Istituto - vi sono infatti collocate la Sala di studio principale, la Sala inventari e la Sala accoglienza - era anche per i monaci il centro della comunità. I suoi quattro, splendidi chiostri ne scandivano i ritmi; la Sala del capitolo, affrescata da Belisario Corenzio nel primo ‘600 con un complesso ciclo cristologico, ne era il luogo di dibattito e confronto; il grande Refettorio, suggestivo e imponente, era il cuore della quotidianità della comunità monastica. Qui convivono varie epoche e varie funzioni: il monastero, l’archivio ottocentesco, il moderno istituto di cultura.
La visita all’Archivio di Stato di Napoli si limita, oggi, agli ambienti del primo piano. La visita virtuale, invece, apre le porte dell’ ”Archivio segreto”: zone normalmente non accessibili, perché occupate dagli uffici o dai depositi di carte che, nonostante la destinazione d’uso, nascondono bellezze – artistiche e archivistiche – di non secondaria importanza.
Il terzo piano offre alla vista cimeli di età romana, strumenti di precisione ottocenteschi, e il “pezzo” più antico dell’Archivio, la Carta lapidaria, in quel caratteristico convivere di documenti e monumenti che qualifica in modo peculiare il complesso monastico dei Santi Severino e Sossio. Al quarto piano dell'Istituto, in particolare, furono dislocate monumentali sale per la conservazione dei documenti: alcune di queste furono realizzate nella prima metà dell'Ottocento. Le sale, non incluse degli abituali itinerari di visita all' Istituto, sono presentate sia per l'importanza del patrimonio documentario custodito, sia per le interessanti e varie soluzioni di allestimento di scaffalature d'archivio.
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