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Perugia, Umbria, Italia aperto visita il museoarrow_right_alt

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Antonio Mercurio Amorosi - Ritratto di donna
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Cristo crocifisso
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Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Perugino - Arcangelo Gabriele (o Angelo Annunciante) Pala di sant’Agostino
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Piero della Francesca - Polittico di Sant’Antonio
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Tavolette di San Bernardino. Miracolo di San Bernardino
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Beato Angelico - Polittico Guidalotti
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Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Perugino - Adorazione dei Magi
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Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Perugino - Madonna della Confraternita della Consolazione
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Albarello
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Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio - Pala di santa Maria dei Fossi
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Orazio Gentileschi - Santa Cecilia che suona la spinetta
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Jean Baptiste Wicar - Ritratto di Carolina Murat
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Arnolfo di Cambio - Malato alla fonte
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Tessuto Umbro
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Giuseppe Rossi - Veduta del Circo della fortezza paolina di Perugia
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Gerardo Dottori - Tramonto Lunare
Antonio Mercurio Amorosi - Ritratto di donna
Cristo crocifisso
Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Perugino - Arcangelo Gabriele (o Angelo Annunciante) Pala di sant’Agostino
Piero della Francesca - Polittico di Sant’Antonio
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Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Perugino - Adorazione dei Magi
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Albarello
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Altre opere esposte

Descrizione

La tavola è ricordata da Vasari come una delle prime opere che Pietro dipinse a Perugia, dove era certamente presente il 21 luglio 1475, quando ricevette 5 fiorini dal Comune per eseguire delle pitture nel Palazzo dei Priori. La testimonianza vasariana insieme al documento di pagamento forniscono un dato utile per la collocazione temporale del dipinto, corroborata dalla relazione con i due Santi affrescati a Deruta dal pittore tra 1475 e 1478, dove il volto di san Rocco è prossimo a quello del re mago Baldassarre della tavola perugina. I Magi, riccamente abbigliati, occupano con il loro seguito la sinistra della composizione; alla destra invece è la capanna con la Sacra Famiglia: la Vergine vestita di rosso e ammantata di blu sorregge Gesù in atto di benedire i Magi, mentre Giuseppe osserva e medita. Un bue e un asino si mostrano placidi dietro uno steccato che chiude la scena in primo piano, oltre il quale si apre un paesaggio fluviale in cui le rocce artificiose sono punteggiate di delicati alberi. L’albero che si staglia in secondo piano è una chiara memoria della pittura di Piero della Francesca ed è inserita in un paesaggio che accoglie le influenze leonardesche. Il linguaggio usato dal pittore nel quadro, destinato alla chiesa perugina di S. Maria dei Servi, risente ancora dell’impostazione tardogotica, già evidente nell’Adorazione dei Magi di Benedetto Bonfigli, dove i re che recano doni al Bambino Gesù sono accompagnati da un corteo che termina il suo viaggio di fronte alla capanna, una struttura muraria coperta da un tetto a capriate. Ma al contempo Perugino porta nella sua città d’adozione i modi appresi a Firenze nella bottega del Verrocchio, per cui è utile un confronto con il medesimo soggetto dipinto da Botticelli intorno al 1475 e conservato agli Uffizi. Così come Sandro vi si autoritrae, altrettanto fa Pietro nella tavola perugina: è identificabile nell’uomo a sinistra con copricapo rosso e abito nero che volge lo sguardo verso l’osservatore. E anche Vannucci sceglie di rappresentare nei Magi le tre età dell’uomo. Inoltre, così come nella tavola di Botticelli si riconoscono nei re tre esponenti della famiglia de’ Medici, rispettivamente Cosimo, Piero il Gottoso e Giovanni, così nell’olio peruginesco i Magi hanno l’uno le sembianze del committente Braccio Baglioni, in piedi mentre rivolge lo sguardo severo verso il secondo Mago, il figlio Grifone posto più a sinistra, in basso; il terzo re, inginocchiato, è Malatesta di Pandolfo. Il verde e il rosso, che tingono le vesti dei tre personaggio, sono i colori della casata Baglioni.

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