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MANDA - Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo - Villa Frigerj verified

Chieti, Abruzzo, Italia aperto visita il museoarrow_right_alt

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Guerriero di Capestrano
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Ercole Curino
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Heracles Epitrapezios
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Statua togata da Foruli
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Statua di discoforo con testa ritratto da Foruli
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Statua di personaggio di rango militare da Foruli
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Zeus
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Ritratto da Alba Fucens
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Ritratto virile da Alba Fucens
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Osiride stante mummiforme
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Corazza a tre dischi
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Fibula in bronzo
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Calzari di Campovalano
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Padella
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Olla
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Anello
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Tabulae patronatus di Amiternum
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Ara in bronzo
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Antefissa (n. 2)
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Antefissa (n. 1)
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Volto
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Senza titolo
Guerriero di Capestrano
Ercole Curino
Heracles Epitrapezios
Statua togata da Foruli
Statua di discoforo con testa ritratto da Foruli
Statua di personaggio di rango militare da Foruli
Zeus
Ritratto da Alba Fucens
Ritratto virile da Alba Fucens
Osiride stante mummiforme
Corazza a tre dischi
Fibula in bronzo
Calzari di Campovalano
Padella
Olla
Anello
Tabulae patronatus di Amiternum
Ara in bronzo
Antefissa (n. 2)
Antefissa (n. 1)
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Altre opere esposte

Descrizione

Uno dei rinvenimenti più sensazionali dal santuario di Ercole Curino a Sulmona è rappresentato dalla piccola statua bronzea di Eracle, rinvenuta negli scavi del tempietto sul terrazzo superiore insieme alla statua marmorea, ugualmente di piccole dimensioni, dell’Ercole Cubans. L’eroe dal corpo muscoloso di atleta è rappresentato in età matura, stante, con una folta barba ispida, appoggiato sulla clava da cui pende la leontè, il braccio sinistro abbandonato, mentre il destro è piegato dietro la schiena a sorreggere i perduti pomi delle Esperidi, probabilmente in oro. La testa poteva essere cinta da una corona di fronde d’argento anch’essa perduta. Ulteriori effetti di colore erano raggiunti dalla resa degli occhi con lo smalto e inoltre grazie alla stessa tecnica di fusione, a cera persa, nella quale il tenore di rame era più elevato nelle zone destinate ad assumere una colorazione diversa (labbra, capezzoli).
La straordinaria testimonianza offerta dal bronzetto consiste nel riprodurre fedelmente, nelle piccole dimensioni (39 cm di altezza), un’opera di Lisippo (IV sec. a.C.), nota da tre tipi iconografici e da numerose repliche. Tra queste, l’Eracle di Sulmona può considerarsi tra quelle di qualità più elevata, “una replica d’autore” che potrebbe anche datarsi al III sec. a.C.
La base circolare, in una lega diversa di bronzo, riporta l’iscrizione in agemina d’argento: M(arcus) Attius Peticius Marsus v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito). La dedica, datata ai primi anni del I sec. d.C., documenta il dono a Eracle da parte di un personaggio appartenente alla gens Peticia, nota dall’età augustea per i traffici commerciali nel Mediterraneo e attestata da iscrizioni in area peligna dal I sec. a.C. fino al IV sec. d.C. Il bronzetto dedicato da Peticio Marso si configura quindi come un dono tanto più prezioso in quanto “oggetto d’antiquariato” di ottima fattura.

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