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conclusa Franco Rasma - Mehr Licht

A cura di: Federico Piccari

La mostra

Fondazione 107 è orgogliosa di presentare "Mehr Licht!," mostra personale dedicata a Franco Rasma (Borgomanero, CN, 1943), voce unica nel panorama contemporaneo italiano. Un omaggio focalizzato sia sulla produzione pittorica (colta, visionaria) che su quella scultorea (viscerale, postindustriale) del Maestro, e presentato attraverso un display che rimanda agli allestimenti dei musei di antropologia. 

Il 22 marzo 1832, poco prima di spirare, le ultime parole di Johann Wolfgang von Goethe sul letto di morte furono “Mehr Licht!”, “più luce!”. Sebbene con ogni probabilità il grande letterato stesse chiedendo che gli venisse spalancata la finestra, la comunità intellettuale ha dibattuto a lungo su quell'esclamazione, reputata simbolica e profetica.

E dagli anni Ottanta "Mehr Licht!"  è l'unico titolo per le mostre dedicate a Rasma: il manifesto di un'ossessione, un cortocircuito denso di fantasmi nel quale solo la ripetizione continuata può placare l’animo dell’artista. Perdersi per ritrovarsi e di nuovo perdersi, un girotondo a 360 gradi già predisposto per il ritorno al punto di partenza.

Mehr Licht! Più luce, sì, perché i dipinti di Rasma si materializzano di fronte allo spettatore attraverso elementi imprendibili, sono la luce e l’ombra a spartirsi lo spazio del supporto della tavola dando vita ad immagini e atmosfere impalpabili, prossime al ricordo evanescente del sogno. Mondi che rasentano il reale e traggono origine da universi lontani, sintetizzati in rappresentazioni minimali che prevedono l’utilizzo esclusivo della bicromia – nere le ombre, bianca la luce, appunto. 

Tanto Rasma è asciutto nella pittura quanto è viscerale nella scultura, caratterizzata dalla ricorrenza del cemento: un materiale pesante, che non riflette luce bensì la ingloba, attirandola verso di sé. Così le teste scolpite dall'artista presentano sulle superfici esterne forme di casette, o di fiori torreggianti somiglianti a candelabri che illuminano l’oscuro, o ancora rami e forbici, una barriera che allontana lo spettatore richiamando l'immagine di una gabbia da cui non è possibile sottrarsi. È, in fondo, la condizione esistenziale dell’artista stesso, con la quale convive ricercando ed accettando un equilibrio fragile, pronto a frantumarsi in qualsiasi momento ma aperto alle possibilità di rigenerazione offerte dall'arte. 

In Rasma le pratiche di circolarità e ripetizione (che ritroviamo nella riproposizione, negli anni, di quadri realizzati anni addietro) rappresentano una perpetua litania, recitata in compagnia dei fantasmi incontrati nel percorso della vita: sono loro ad aiutarlo a convivere e a superare paure e insicurezze, sgranando insieme un rosario immaginario. 

Un'attitudine onirica, quasi metafisica, guida l'intera ricerca dell’artista. Lo testimoniano, nei dipinti, le scale che non conducono mai a luoghi sicuri, bensì a porte dominate dal buio e difficili da oltrepassare. Gli alberi percossi dal vento che si deformano in silhouettes inconsuete, talvolta umane. I gatti e i cani che si sdoppiano al centro della scena, con code che tratteggiano il simbolo dell’infinito. Figure ieratiche o propiziatorie? Nell'attesa di una risposta plausibile, Rasma riesuma l’immagine del padre, il cui profilo è leitmotif nell'intera carriera, punto di equilibrio in cui l’artista trova soddisfatta la sua ricerca pittorica. 

Quello che abbiamo cercato di raccontarvi è il mondo segreto di Franco Rasma: di un artista integro ed unico, di un uomo che trascorre le sue giornate nell'attesa di certezze.

Opere esposte

Orari e biglietti

Indirizzo

Via Andrea Sansovino, 234
10151 Torino

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