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Galleria Nazionale delle Marche – Palazzo Ducale di Urbino verified

Urbino, Marche, Italia chiuso visita il museoarrow_right_alt

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Raffaello Sanzio - Ritratto di gentildonna detto la Muta
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Piero della Francesca - Flagellazione
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Città ideale
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Piero della Francesca - Madonna di Senigallia
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Luca Signorelli - Crocefissione
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Pedro Berruguete - Ritratto di Federico da Montefeltro e del figlio Guidobaldo
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Giovanni Bellini - Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e Sant’Anna
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Federico Barocci - Madonna di San Simone
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Giusto di Gand; Pedro Berruguete - Sant’Ambrogio
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Giusto di Gand; Pedro Berruguete - Bartolo da Sassoferrato
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Paolo Uccello - Miracolo dell’Ostia profanata
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Raffaello Sanzio; Jules Joseph Lefebvre - La pesca miracolosa
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Tiziano Vecellio, detto Tiziano - Resurrezione
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Bartolomeo di Giovanni Corradini, detto Fra Carnevale - Alcova del Duca
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Rinfrescatoio
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Giuliano da Maiano; Benedetto da Maiano - Studiolo di Federico
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Ambrogio Barocci; Francesco di Giorgio Martini - Congegno con argano
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Ambrogio Barocci; Francesco di Giorgio Martini - Quinquereme
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Alvise Vivarini - Madonna col Bambino in trono e Santi detto Polittico di Montefiorentino
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Guido Reni - David contempla la testa decollata di Golia
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Federico Barocci - San Francesco riceve le stigmate
Raffaello Sanzio - Ritratto di gentildonna detto la Muta
Piero della Francesca - Flagellazione
Città ideale
Piero della Francesca - Madonna di Senigallia
Luca Signorelli - Crocefissione
Pedro Berruguete - Ritratto di Federico da Montefeltro e del figlio Guidobaldo
Giovanni Bellini - Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e Sant’Anna
Federico Barocci - Madonna di San Simone
Giusto di Gand; Pedro Berruguete - Sant’Ambrogio
Giusto di Gand; Pedro Berruguete - Bartolo da Sassoferrato
Paolo Uccello - Miracolo dell’Ostia profanata
Raffaello Sanzio; Jules Joseph Lefebvre - La pesca miracolosa
Tiziano Vecellio, detto Tiziano - Resurrezione
Bartolomeo di Giovanni Corradini, detto Fra Carnevale - Alcova del Duca
Rinfrescatoio
Giuliano da Maiano; Benedetto da Maiano - Studiolo di Federico
Ambrogio Barocci; Francesco di Giorgio Martini - Congegno con argano
Ambrogio Barocci; Francesco di Giorgio Martini - Quinquereme
Alvise Vivarini - Madonna col Bambino in trono e Santi detto Polittico di Montefiorentino
Guido Reni - David contempla la testa decollata di Golia
Federico Barocci - San Francesco riceve le stigmate

Altre opere esposte

Descrizione

Affacciato sull’ultima e più decorata loggia tra i due torricini, lo studiolo è l’ambiente più intimo del Palazzo e raffigura il ritratto interiore di Federico, la sua cultura, le sue scelte intellettuali ed estetiche. Sebbene Carlo Bertelli ne postici la data, tradizionalmente lo studiolo viene riferito al 1476, anno che appare nell’iscrizione che glorifica il Duca al di sotto del sontuoso soffitto a lacunari. Quest’ultimo, opera di GIULIANO e BENEDETTO DA MAIANO, riporta emblemi e onorificenze di Federico, le stesse che ricorrono nelle sottostanti decorazioni. Nella parte più alta dello studiolo si incontrano i 28 ritratti (oggi solo 14) degli Uomini Illustri attribuiti al fiammingo Giusto di Gand e a “Pietro Spagnolo”, riconosciuto da parte della critica in Pedro Berruguete. La loro presenza ha la funzione esemplare di ispirare il padrone di casa a imitarli nelle loro virtù. Originariamente erano inseriti in una doppia tribuna di bifore e accoppiati grazie al loro ambito di ricerca o professionale in un tacito dialogo di gesti. Nella tribuna inferiore si raffigurano personalità ecclesiastiche (dove appaiono anche i poeti cristiani Dante e Petrarca), in quella superiore le personalità laiche. L’ambivalenza tra sacro e profano o cristiano e pagano ricorre in tutta la decorazione dello studiolo e riappare nei due sacelli sottostanti (il Tempietto delle Muse e la Cappellina del Perdono) e quindi in Vaticano nella Stanza della Segnatura di Raffaello. Nel 1631, con la morte di Francesco Maria II Della Rovere, ultimo Duca di Urbino, i territori del Ducato tornano alla Chiesa e il Legato Cardinale Antonio Barberini, nipote di Urbano VIII, preleva malamente i dipinti, mutilandoli in singoli ritratti e privandoli di gran parte delle iscrizioni. Le tavole passano nella collezione romana dei Barberini e rimangono insieme fino al 1812, quando 14 di esse passano alla famiglia Colonna di Sciarra che le vende al Marchese Campana. Nel 1861 vengono acquistate da Napoleone III per approdare nel 1863 al Louvre. I 14 dipinti rimasti in Italia ritornano a Urbino nel 1934. Al di sotto dei dipinti tutto è rappresentato nella perfezione illusionistica della prospettiva intarsiata dei da Maiano. Sono raffigurate le tre Virtù Teologali, negli armadi e sui sedili sono simulate le serie degli oggetti che arredano solitamente gli studioli e che qui simboleggiano le virtù cardinali, le discipline del Trivium e soprattutto del Quadrivium, in sintonia con la cultura matematico-scientifica di Federico. Vi è ritratto anche il principe con veste da casa e lancia puntata a terra. Deposta l’armatura, simbolo della sua vita attiva, il Duca può dedicarsi nello studiolo all’otium, allo studio, alla contemplazione. Grande importanza è data alla musica con la presenza degli strumenti musicali, i più rappresentati tra gli oggetti, che rimandano alla tradizione pitagorica e platonica. Nella parete nord compare in un cartiglio la citazione dal libro IX dell’Eneide, “virtutibus itur ad astra” (per le virtù si giunge al cielo), che esemplifica il programma iconografico dello studiolo quale simbolo di un processo di perfezionamento interiore, che si raggiunge con la mediazione delle virtù e l’uso dell’intelletto.

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