Questo olio su tela del 1933, appartenente alla collezione privata della famiglia Marinetti fino all’acquisizione dell’opera da parte della Fondazione Cirulli, celebra il mito del volo, circondato da un’aura d’invincibilità, anche grazie alle imprese di importanti aviatori italiani, da Balbo a De Pinedo, che mietono negli anni ‘20 record su record: quello della velocità, quello dell’altezza, quello della distanza. È in questo clima che cresce la seconda generazione di futuristi, nata all’insegna della “liberazione dalla terra”. Questi artisti si trovavano spesso a volare, a “spiralare” sopra le città e nella loro arte ricreano e riplasmano la loro nuova visuale del mondo, grandiosa e dinamica.