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Museo del Territorio Biellese verified

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Giuseppe Pelizza da Volpedo - Raggio di sole
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Bernardino de' Conti - Vergine delle rocce copia da Leonardo
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Lorenzo Delleani - Paesaggio montano con mucche
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Defendente Ferrari - Madonna con bambino
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Bernardino de' Conti - Trittico Vergine delle Rocce copia da Leonardo
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Carlo Carrà - Marina
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Marc Chagall - Il tamburino
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Renè Magritte - L'épreuve du sommeil
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Emilio Longoni - Riflessioni di un affamato
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Giuseppe Bozzalla - Fra colori e vapori
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Crosato Giambattista - Giuditta e Oloferne
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Leonardo Bistolfi - Monumento a Lorenzo Delleani
Giuseppe Pelizza da Volpedo - Raggio di sole
Bernardino de' Conti - Vergine delle rocce copia da Leonardo
Lorenzo Delleani - Paesaggio montano con mucche
Defendente Ferrari - Madonna con bambino
Bernardino de' Conti - Trittico Vergine delle Rocce copia da Leonardo
Carlo Carrà - Marina
Marc Chagall - Il tamburino
Renè Magritte - L'épreuve du sommeil
Emilio Longoni - Riflessioni di un affamato
Giuseppe Bozzalla - Fra colori e vapori
Crosato Giambattista - Giuditta e Oloferne
Leonardo Bistolfi - Monumento a Lorenzo Delleani

Altre opere esposte

Descrizione

L’opera qui esposta ci riporta al capolavoro di Leonardo noto come la Vergine delle Rocce. Attribuita a Bernardino de Conti, pittore di corte a servizio del governo francese instauratosi a Milano dal 1499, il dipinto è la più antica copia oggi nota della seconda versione del capolavoro leonardesco conservato alla National Gallery di Londra, realizzata per la Chiesa di San Francesco Grande a Milano. E’ noto un documento redatto nel 1508 che testimonia che in quell’anno venne eseguita una copia da Ambrogio de Predis sotto la diretta supervisione di Leonardo; è quindi molto probabile che anche la copia di Biella, conforme all’originale nelle misure e nei dettagli, sia stata realizzata nella stessa occasione. Committente dell’opera, fu l’illustre biellese Sebastiano Ferrero, a quel tempo generale delle finanze ducali di Milano per conto del governo francese, dopo anni di servizio presso la corte sabauda, come consigliere di Stato e tesoriere generale. La tavola , pur non conoscendone l’antica collocazione, è rimasta a lungo nella sacrestia della Chiesa di San Sebastiano ed è giunta all’inizio degli anni Duemila in Museo, dopo un accurato restauro. Recentemente, grazie al deposito temporaneo voluto dalla famiglia La Marmora, l’opera è stata ricongiunta alle due tavole laterali che la decoravano originariamente, raffiguranti Sebastiano Ferrero e i suoi figli.

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