Continuando, accetti i Termini e Condizioni e T&C Fundraising , confermi di aver letto la normativa sulla Privacy e sull'uso dei Cookie e crei il tuo account.
Continuando, accetti i Termini e Condizioni e T&C Fundraising , confermi di aver letto la normativa sulla Privacy e sull'uso dei Cookie e crei il tuo account.
Non hai ancora un account? Registrati subito!
Il sito internet artsupp.com è una piattaforma multilingue dedicata alla promozione delle Istituzioni culturali. I contenuti del Sito e i diritti ad essi correlati sono riservati, pertanto possono essere consultati esclusivamente per finalità d'informazione personale, essendo espressamente vietato ogni diverso utilizzo senza il preventivo consenso scritto di artsupp.com. La società Restart S.r.l., con sede in Roma in viale Angelico n.101, iscritta al Registro delle Imprese al n RM - 1450606, codice fiscale e partita IVA n. 13481941006, è titolare della piattaforma di denominata Artsupp - raggiungibile all'indirizzo web "https://www.artsupp.com". Il presente regolamento contiene le norme che disciplinano i rapporti tra Restart S.r.l. i propri Partner e gli utenti sostenitori della Piattaforma. L’erogazione di servizi di Restart s.r.l. tramite la piattaforma Artsupp in favore del Partner che voglia proporre una raccolta fondi (di seguito: Partner) è sottoposta ai seguenti termini e condizioni.
Effettuata la registrazione e completato il profilo in tutte le sue sezioni, il Partner può utilizzare il Sito per pubblicare il proprio progetto di raccolta fondi, secondo le modalità descritte in seguito.
Il Partner si impegna a custodire le credenziali di accesso e a predisporre backup di tutti i contenuti caricati. Per questa ragione, il Partner esonera Artsupp da ogni responsabilità al riguardo. Artsupp è autorizzata a conservare i log di navigazione conformemente alla propria Privacy Policy vigente e a sospendere l’account in caso di abuso delle pagine.
Durante la fase di raccolta fondi, il Partner entrerà in possesso di informazioni quali nome, cognome, indirizzo e-mail, di ogni singolo Sostenitore. Il Partner, accettando le presenti Condizioni d’utilizzo, manleva Restart s.r.l., in qualità di soggetto detentore e gestore della piattaforma artsupp.com, da qualsiasi violazione, ovvero utilizzo improprio, di tali dati e informazioni, ovvero laddove gli stessi vengano utilizzati per finalità estranee e/o illecite rispetto ai “Termini e Condizioni” e ai “Termini e Condizioni Fundraising”, assumendosi la totale responsabilità in sede civile e penale derivante da usi illeciti ed impropri di tali informazioni.
Il Partner è il solo responsabile del progetto, dei file, delle immagini e dei contenuti pubblicati e della sua realizzazione ed esonera espressamente Artsupp da ogni responsabilità in relazione alla legittimità, correttezza, economicità, convenienza ed esecuzione del Progetto stesso e di tale circostanza sarà data evidenza sul sito mediante l'apposita dicitura. Il Partner si impegna ad inviare ad Artsupp file, immagini e/o video di cui sia titolare dei relativi diritti di utilizzazione manlevando Artsupp da qualsiasi pretesa di terzi riguardo l'utilizzo ed il contenuto di detti file, immagini e/o video. Il partner si impegna altresì ad inviare file, immagini e/o video privi di virus, e comunque non tali da compromettere in alcuna misura l'hardware o il software del portale o di chi li visualizzi o scarichi.
Per "progetto" si intende qualsiasi attività che ha come obiettivo la valorizzazione e/o il miglioramento dell’offerta culturale e dei servizi offerti al pubblico dall’Istituzione. E’ ammissibile qualsiasi attività che incida positivamente sull’offerta culturale:
A titolo non esaustivo riportiamo alcune categorie di progetto ammesso dalla Piattaforma:
In ogni caso, Artsupp si riserva di rifiutare la pubblicazione del Progetto o di sospendere la campagna, in ogni caso in cui i prodotti o i servizi offerti dal Partner non siano compatibili con l’immagine o con la reputazione e l’etica di Artsupp.
Il Partner solleva Restart S.r.l. da ogni responsabilità sul progetto sia nella fase progettuale che in fase realizzativa, impegnandosi a rispettare quanto riportato nella descrizione del progetto per quanto riguarda obiettivi e tempistiche garantendo altresì a Restart S.r.l. ed agli utenti sostenitori che quanto dichiarato corrisponde a verità ed in particolare che il progetto sia stato redatto da soggetti specializzati.
Il Partner può scegliere tra i seguenti modelli di raccolta fondi:
Raccolta fondi senza un obiettivo economico minimo e limite temporale definito.
Il Partner ha diritto al versamento delle somme raccolte, al netto delle Commissioni di pagamento di seguito precisate e di una commissione in favore di Artsupp pari al 5% inclusa IVA di ciascun versamento.
TIl Sostenitore provvede ad erogare il finanziamento mediante i servizi di pagamento offerti e gestiti interamente da STRIPE Inc. (o altro eventuale gestore di servizi di pagamento discrezionalmente individuato da Artsupp), tramite le proprie piattaforme, che costituiscono standard di mercato. In proposito, quindi, il Partner esonera Artsupp da ogni responsabilità al riguardo. A fronte di ciascun versamento erogato, STRIPE Inc. trattiene una commissione per la gestione del servizio di pagamento (sopra indicata come Commissione di pagamento), conformemente alle proprie policy e alle proprie condizioni contrattuali. Pertanto il Partner riceve le somme erogate dai sostenitori al netto di detta commissione. I costi del sistema di pagamento vengono stabiliti esclusivamente dal gestore e, utilizzando carte di credito e conti correnti che si trovino all’interno dell’area Euro, sono generalmente i seguenti:
(area Euro): 1,4% + 0,25€ per ogni donazione ricevuta
(area non Euro): 2,9% + 0,25€ per ogni donazione ricevuta
Per ulteriori dettagli visionare: https://stripe.com/it/pricing
Restart s.r.l, attraverso la piattaforma artsupp.com, non è in alcun caso responsabile dei costi di transazione applicati dai gestori del sistema di pagamento, né delle possibili variazioni che tali costi potrebbero subire nel tempo, limitando la sua azione al fornire adeguate informazioni agli utenti della piattaforma in merito a tali possibili variazioni.
Inoltre, nei casi in cui il servizio di Artsupp è soggetto ad un corrispettivo, STRIPE Inc. provvede a trattenere anche detto importo su ciascun versamento effettuato dai Sostenitori, e provvede a stornarlo in favore di Artsupp. In tal caso, quindi, il Partner riceve le somme erogate dai sostenitori al netto della Commissione di pagamento e della commissione dovuta a Artsupp:
- Fee Artsupp progetti modalità “Fundraising”: 5% iva inclusa;
Le commissioni sono dovute ad ogni donazione. Sia STRIPE che Artsupp emetteranno i dovuti documenti contabili relativi agli incassi ed intestati al beneficiario del servizio, come previsto dalla legge.
Ogni adempimento contabile, fiscale e amministrativo inerente le sottoscrizioni ricevute è di esclusiva competenza e responsabilità del Partner, che pertanto provvederà tempestivamente a fatturazioni, dichiarazioni, certificazioni e quant’altro previsto dalla normativa vigente.
Artsupp si riserva il diritto di modificare, senza preavviso, layout, grafica, dimensioni, colori del Sito e delle pagine nelle quali viene presentato il Progetto. Si riserva inoltre di inserire, aggiungere, modificare e comunque gestire del tutto liberamente gli spazi di dette pagine, aggiungendo, levando, sovrapponendo informazioni, comunicazioni, pubblicità, immagini, banner e comunque qualsiasi contenuto ritenesse opportuno. Artsupp si obbliga ad inserzionare sul proprio sito web il Progetto in condizioni di parità di trattamento con gli altri progetti che acquistino la stessa classe e tipologia di servizi.
Il Partner rimane proprietario esclusivo di quanto pubblicato sulla piattaforma nella sua sezione di riferimento. Artsupp potrà utilizzare con i mezzi a sua disposizione, online ed offline, le informazioni, i contenuti diffusi ed i dati relativi a tutto ciò che verrà pubblicato su www.artsupp.com al fine di promuovere e pubblicizzare la piattaforma ed i Partner. Il presente contratto è sottoposto alla giurisdizione Italiana e, in caso di controversie, il foro competente è quello di Roma. Roma, Febbraio 2022
Il sito internet artsupp.com è una piattaforma multilingue dedicata alla promozione delle Istituzioni culturali italiane. I contenuti del Sito e i diritti ad essi correlati sono riservati, pertanto possono essere consultati esclusivamente per finalità d'informazione personale, essendo espressamente vietato ogni diverso utilizzo senza il preventivo consenso scritto di artsupp.com. La società Restart S.r.l., con sede in Roma in viale Angelico n.101, iscritta al Registro delle Imprese al n RM - 1450606, codice fiscale e partita IVA n. 13481941006, è titolare della piattaforma di denominata Artsupp - raggiungibile all'indirizzo web 'http://www.artsupp.com'. Il presente regolamento contiene le norme che disciplinano i rapporti Restart S.r.l. i Visitatori, Utenti e Partner della Piattaforma.
Visitatore Artsupp: Per Visitatore si intende colui il quale naviga liberamente nelle varie aree della piattaforma Artsupp.
Utente Artsupp: Per Utente si intende colui il quale si iscrive liberamente alla piattaforma Artsupp.
Partner Artsupp: Per Partner si intende qualsiasi Istituzione Culturale che possiede i requisiti necessari per essere definito tale e di cui viene verificata l’identità al momento dell’adesione alla Piattaforma Artsupp.
Un Visitatore Artsupp diventa Utente inserendo nell’apposito form di registrazione i dati personali richiesti (nome utente /email/password), o accedendo tramite il proprio account facebook. L’utente promette inoltre di fornire ad Artsupp informazioni di registrazione vere, accurate e complete, e accetta di mantenerle sempre in tale stato. Ogni Utente è responsabile del proprio account e di tutte le attività che svolge su di esso, s'impegna a custodire le credenziali di accesso ed esonera Artsupp da ogni responsabilità al riguardo.
Essere Partner sulla piattaforma Artsupp è possibile a qualsiasi istituzione permanente e/o temporanea che, in coerenza con la propria identità, cura e gestisce il patrimonio artistico culturale destinato alla universale ed utile fruizione espletando un servizio al pubblico. Artsupp si riserva comunque il diritto di valutare l’idoneità delle richieste pervenute.
Diventare Partner è possibile a tutti coloro i quali rientrano nelle caratteristiche di cui sopra fornendo alla piattaforma Artsupp le informazioni necessarie a verificarne l’identità. E’ richiesto inoltre l’invio dei seguenti contenuti necessari per la creazione delle relative pagine:
1. Nome Istituzionale;
2. Descrizione dell’ Istituzione;
3. Localizzazione;
4. Orari di Apertura al pubblico;
5. Sito web Istituzionale;
6. Avatar;
7. Immagine o Video di Copertina;
8. Immagini rappresentative degli spazi;
9. Immagini della collezione;
10. Didascalie opere della collezione(autore, titolo, data, tecnica);
11. Comunicato stampa e locandine delle mostre in corso e future.
Tutte le informazioni relative al profilo devono essere accurate, complete e veritiere. Completata questa procedura Artsupp si prenderà il tempo necessario per verificare la conformità delle informazioni inoltrate e rendere pubblico e attivo online lo spazio riservato al Partner.
Ogni Partner potrà avere visibili le seguenti pagine:
Info: Sezione finalizzata alla valorizzazione degli spazi dell’Istituzione. Sarà presente una breve descrizione dell’Istituzione accompagnata da immagini dei suoi spazi e informazioni riguardo i giorni e gli orari di apertura al pubblico, sarà presente inoltre il link al sito ufficiale dell’Istituzione.
Calendario Eventi: Sezione dedicata alla condivisione della programmazione culturale e degli eventi temporanei organizzati dal Partner.
Collezione: Panoramica delle opere presenti nella collezione. Nel caso in cui il Partner non disponga di una collezione permanente sarà possibile pubblicare immagini delle opere esposte temporaneamente.
I contenuti pubblicati sul Profilo sono pubblici e visibili online. Il Partner si impegna ad inviare ad Artsupp file, immagini e/o video di cui sia titolare dei relativi diritti di utilizzazione manlevando Artsupp da qualsiasi pretesa di terzi riguardo l'utilizzo ed il contenuto di detti file, immagini e/o video. Il partner si impegna altresì ad inviare file, immagini e/o video privi di virus, e comunque non tali da compromettere in alcuna misura l'hardware o il software del portale o di chi li visualizzi o scarichi.
Artsupp offre ai propri Partner uno spazio web gratuito studiato in modo specifico per potenziare l’interazione con il pubblico dell’arte e delle istituzioni culturali. Tutti gli strumenti della Piattaforma finalizzati alla comunicazione ed al marketing sono gestiti in autonomia da Artsupp a seconda delle proprie esigenze e finalità. Artsupp offre ai singoli Partner visibilità sulla piattaforma impegnandosi a comunicare ai propri Utenti con i mezzi a sua disposizione e che ritiene più opportuni le attività e i contenuti dei singoli Partner. Artsupp non assicura che i contenuti dei singoli Partner abbiano un’equivalente visibilità nei confronti dei propri utenti. Non è in potere di Artsupp verificare aprioristicamente i possibili risultati della ricerca effettuata, l'ordine delle pagine od il relativo contenuto. Artsupp non si riterrà, pertanto, responsabile nei confronti degli utenti o di terzi soggetti per quanto dovesse emergere dalle ricerche effettuate. Il Partner rimane proprietario esclusivo di quanto pubblicato sulla piattaforma nella sua sezione di riferimento. Artsupp potrà utilizzare con i mezzi a sua disposizione, online ed offline, le informazioni, i contenuti diffusi ed i dati relativi a tutto ciò che verrà pubblicato su www.artsupp.com al fine di promuovere e pubblicizzare la piattaforma ed i Partner. Per tutelare i diritti di immagine dei singoli Partner Artsupp non renderà possibile i download dei contenuti presenti nella piattaforma. Le informazioni contenute nel Sito sono fornite secondo buona fede della loro accuratezza e veridicità. Artsupp, pur ponendo la massima cura nella tenuta del Sito e considerando affidabili i suoi contenuti, declina ogni responsabilità in merito agli eventuali danni diretti o indiretti che possano derivare da possibili errori o imprecisioni dei contenuti, ovvero dal mancato aggiornamento delle informazioni, soprattutto laddove i contenuti informativi siano assunti dall'utente a fondamento di decisioni circa iniziative o attività di carattere economico o finanziario.
Artsupp si impegna affinché il suo sito risulti il più sicuro possibile. Non potendo garantire ciò, è necessario che gli Utenti contribuiscano a tutelare la sicurezza di Artsupp e che si impegnino a: non pubblicare comunicazioni commerciali non autorizzate (ad esempio spam) su Artsupp.com; non raccogliere contenuti o informazioni degli utenti, né accedere in altro modo a Artsupp usando strumenti automatizzati (come bot di raccolta, robot, spider o scraper) senza previa autorizzazione da parte nostra; non caricare virus o altri codici dannosi; non cercare di ottenere informazioni di accesso o di accedere agli account di altri utenti; non denigrare, intimidire o infastidire altri utenti; non usare Artsupp per scopi illegali, ingannevoli, malevoli o discriminatori; non intraprendere azioni che possano impedire, sovraccaricare o compromettere il corretto funzionamento o l'aspetto di Artsupp, ad esempio un attacco di negazione del servizio o altre azioni di disturbo che interferiscano con il rendering delle pagine o con altre funzioni di Artsupp; non favorire o incoraggiare l'inottemperanza della presente Dichiarazione o delle nostre normative. Artsupp si riserva il diritto di eliminare gli Account degli utenti che non rispettino le condizioni di cui sopra.
Il Sito contiene link di collegamento a siti di terzi. L'esistenza di detti link non implica che Artsupp.com sponsorizzi o sia affiliata con i soggetti titolari di tali siti di collegamento. Artsupp.com declina quindi ogni responsabilità in relazione al collegamento e ai contenuti dei siti collegati al Sito e avvisa gli utenti che, chi decide di visitare un sito collegato lo fa in totale autonomia, assumendosi quindi l'onere di adottare ogni cautela contro virus o altri elementi distruttivi. Artsupp.com non avalla nè si ritiene responsabile del contenuto di tali altri siti.
Tutto il materiale pubblicato è coperto da diritto d'autore di Artsupp.com e/o di terzi. A tale proposito, facciamo presente che la Legge sul Diritto d'Autore non consente la riproduzione non autorizzata e la messa a disposizione del pubblico (anche attraverso condivisione di file o file-sharing) di opere protette dal diritto d'autore. É vietato, pertanto, immettere in rete e scambiare copie di opere protette senza l'autorizzazione degli autori. A chi contravviene il divieto si applicano le sanzioni penali previste dalla suddetta legge. Chiunque violi tali diritti sarà perseguito ai sensi di legge. Allo stesso modo, nell'eventualità in cui un utente ritenesse di vantare un diritto d'autore sullo stesso, avrà l'onere di denunciarlo immediatamente ad Artsupp.com che ne verificherà il merito. Il presente contratto è sottoposto alla giurisdizione Italiana e, in caso di controversie, il foro competente è quello di Roma. Roma, Febbraio 2018
Venezia, Veneto, Italia chiuso visita il museoarrow_right_alt
Documentata nella collezione di Gabriele Vendramin da Marcantonio Michiel nel 1530 e poi negli inventari famigliari cinque e seicenteschi, la Tempesta segue l’altro capolavoro di Giorgione, La Vecchia, nelle collezioni del mercante Cristoforo Orsetti per poi ricomparire nella collezione Manfrin, da dove è acquistata dallo Stato italiano nel 1856 e destinata alle Gallerie dell’Accademia.
L’iconografia misteriosa, incentrata su due personaggi di cui non si comprende immediatamente la relazione – un giovane soldato e una madre nuda che allatta il proprio figlio – ha stimolato le interpretazioni più varie, anche in relazione al significato del paesaggio e al cielo squarciato dal fulmine che dà il titolo al dipinto. Ultimamente (Falciani) è stata proposto di leggere l’iconografia del dipinto in relazione a un poemetto encomiastico della famiglia Vendramin che identificherebbe il soldato con asta in Silvio, secondogenito di Enea, mentre sullo sfondo la madre Lavinia al momento di metterlo al mondo nella selva (da cui il nome). Piuttosto varie anche le datazioni proposte, che variano dal 1503 al 1509. È tuttavia più plausibile pensare la Tempesta commissionata da Gabriele Vendramin intorno al 1504, anno decisivo per il suo percorso personale, e quindi più lontana cronologicamente dalla pittura “monumentale” di Giorgione dei suoi ultimi anni.
Proveniente dalla collezione Vendramin, dove si trovava fino almeno al 1601 in compagnia di altri autografi di Giorgione come la Tempesta, l’opera fu successivamente acquistata dal mercante Cristoforo Orsetti, che la ricorda nel proprio testamento del 1664 e quindi passò per eredità nella collezione del figlio di questi, Giovanni Battista. Solo successivamente, in data imprecisata, passò nelle raccolte Manfrin da dove, nel 1856, fu acquistata dallo Stato italiano insieme ad altri importanti dipinti.
Caposaldo del ristretto catalogo di Giorgione, l’opera sorprende ancora oggi per l’assoluta peculiarità del suo soggetto, un’anziana signora raffigurata con estremo realismo, il volto segnato dal tempo da profonde rughe e la dentatura imperfetta o mancante. Dall’inventario Vendramin del 1601, si desume che La Vecchia fosse conservata con una “coperta” (o che serviva a tale scopo), raffigurante un’effige maschile, la cui lettura combinata poteva aiutare a comprenderne il significato recondito, forse anche più complesso di una semplice meditazione sul tema della vanitas. Rispetto al contemporaneo scenario artistico veneziano, appare indubbia la scelta rivoluzionaria di Giorgione di dedicarsi ad un simile tema con un approccio così diretto, sicuramente ispirato da una parte agli studi leonardeschi (si noti la somiglianza tra la Vecchia e l’apostolo Filippo all’interno del Cenacolo di Santa Maria delle Grazie), dall’altra ad alcuni prototipi nordici – si pensi ad esempio al Ritratto di giovane di Dürer di Vienna che aveva sul retro una figura di anziana donna con un sacco di monete. È plausibile che il soggetto avesse un chiaro significato per il committente dell’opera, probabilmente lo stesso Gabriele Vendramin vista anche la presenza dello stemma di famiglia sull’antica cornice, significato cui poteva alludere il cartiglio con la scritta “col tempo”, verosimile incipit di una citazione o di un messaggio.
La tavola è registrata tra i beni della Scuola Grande della Carità al momento della loro inclusione nel catalogo delle Gallerie dell’Accademia (1812). Le vicende collezionistiche precedenti non sono note, anche se è lecito ipotizzare che essa fosse donata alla Scuola da un confratello. Alla descrizione del paesaggio, di caratterizzazione minuta e descrittiva quasi “alla fiamminga” si contrappone lo studio già naturalistico della luce e delle nuvole vaporose in cielo e al di sotto degli angeli cherubini. Questi ultimi, dalle orbite vuote e dipinti di un color rosso acceso, con evidente accentuazione antinaturalistica e arcaistica, citano direttamente il prototipo di Jacopo Bellini, pure alle Gallerie (cat. 582), e l’interpretazione che a sua volta ne aveva fornito il cognato Andrea Mantegna qualche anno prima intorno al 1485 (Madonna col Bambino e coro di cherubini, Milano, Pinacoteca di Brera). Cronologicamente il dipinto si colloca quindi subito dopo, tra il 1485-1490, in relazione stretta anche con il suo esito più vicino che è la Madonna di Alzano dell’Accademia Carrara, in una fase di Bellini di grande sperimentazione ma non ancora giunta a quegli esiti rivoluzionari di fine secolo, caratterizzati da quell’inedita armonizzazione tra piano e spazio destinata a segnare i successivi sviluppi della pittura veneta.
Il dipinto rientra nella tipologia delle “sacre conversazioni” di formato orizzontale con la Madonna e i santi in primo piano e sullo sfondo un paesaggio: uno dei soggetti più amati e diffusi nel Cinquecento veneto, prediletti soprattutto dalla committenza privata.
Le figure, in assenza di una struttura architettonica che le inquadri, acquistano grande naturalezza. In seguito alla morte di Palma, il dipinto fu portato a termine da Tiziano, come confermato da studi effettuati in occasione del recente restauro. Egli avrebbe realizzato la testa e il manto di Santa Caterina, e il paesaggio nel fondo. Analisi riflettografiche e radiografiche rivelano altresì alcune varianti apportate da Palma in una prima stesura della composizione: due figure maschili sotto al San Giovanni, forse due donatori, e il viso del bambino rivolto verso di loro. Al posto del paesaggio collinoso era stata prevista una quinta architettonica.
Riconosciuto quale opera di Lorenzo Lotto nel 1923 da Lucio Coletti, che lo vide nel salotto di rappresentanza del palazzo trevigiano dei conti Rovero, fu comprato dallo Stato nel 1930 da Edoardo Rovero, ultimo discendente dell’antica casata trevigiana. Celebre esempio della ritrattistica di Lotto negli anni della sua permanenza a Venezia (1525-1533), generalmente datato all’estrema fine degli anni venti, in prossimità all’Andrea Odoni del 1527 di Hampton Court e al Ritratto di gentildonna in vesti di Lucrezia della National Gallery di Londra. Condivide con quest’ultimi il formato orizzontale, decisamente insolito nella ritrattistica del tempo, la disinvoltura nella posa flessuosa e la naturalezza con cui rappresenta il protagonista, con il taglio a tre quarti della figura, ed il gusto analitico nel restituire l’aspetto sartoriale degli abiti e le qualità materiali degli oggetti. Questi aspetti che differenziano la ritrattistica di Lotto da quella di Tiziano, così come il cromatismo freddo e l’uso di una luce radente.
Il giovane, vestito con un elegante abito scuro lavorato è rappresentato in piedi mentre si appoggia ad un grande tavolo collocato di sbieco, in atto di sfogliare un grande libro con aria malinconica. Il volume potrebbe essere un libro di famiglia dove venivano annotati gli eventi salienti oppure, più probabilmente, un libro di conti dove si registrano su due e colonne le entrate e i debiti, il dare e avere. In entrambe le interpretazioni si tratta comunque di un oggetto rappresentativo della vita adulta e dell'impegno concreto del giovane ritrattato nella gestione degli affari famigliari. Di conseguenza il libro appare come antitesi agli ozi e ai piaceri della giovinezza, simboleggiati sul fondo dal liuto e dal corno della caccia. Dal chiaro valore simbolico sono ancora gli elementi in primo piano: i petali di rosa, l'anello, le lettere e lo scialle femminile, tutti allusivi ad un amore forse terminato o ostacolato. Anche la lucertola, o ramarro, simbolo di morte e rinascita nell'antichità, può rimandare al controllo delle passioni in quanto animale dal sangue freddo.
Il grande telero fu eseguito per la Sala capitolare della Scuola Grande di San Marco entro l’aprile del 1548, quando è ricordato in una missiva elogiativa inviata al pittore da Pietro Aretino, celebre letterato del tempo. Sequestrata dalle truppe francesi nel 1797, la tela rientra a Venezia nel 1815 ed è destinata alle Gallerie dell’Accademia in ragione della soppressione delle scuole di devozione ordinata da Napoleone.
L’opera rappresenta uno dei miracoli postumi di san Marco accreditati dalle fonti agiografiche, ovvero San Marco libera lo schiavo dal supplizio della tortura. Si tratta della tortura inflitta da un signore di Provenza, rappresentato sulla destra assiso su di un altro trono, ad un servo, immobilizzato a terra, colpevole di aver disobbedito al suo padrone e di essersi recato in pellegrinaggio a Venezia per visitare il corpo dell’Evangelista, facendo voto di affidare le sue membra alla protezione di questi. L’apparizione miracolosa del santo, invocato dallo schiavo, provoca lo spezzarsi degli strumenti del martirio lasciando esterrefatti il signore, i carnefici e la folla degli astanti. Il Miracolo sancisce l’affermazione pubblica di Tintoretto nel contesto veneziano e rappresenta il momento in cui le diverse esperienze della sua giovinezza giungono a piena maturazione, dando vita ad un linguaggio provocatoriamente innovativo. Il carattere teatrale, nel monumentale impianto scenografico e nell’abile regia delle masse, tradisce la familiarità del pittore con gli ambienti del teatro veneziano, aprendo una nuova stagione per la tradizione dei teleri narrativi commissionati dalle Scuole.
Il telero fu eseguito da Paolo Veronese per il refettorio del convento domenicano dei Santi Giovanni e Paolo in sostituzione di una tela di analogo soggetto di Tiziano bruciata in un incendio. Ultima di una serie di fortunate “Cene”, dipinte dal pittore a partire dagli anni cinquanta del Cinquecento, l’opera evidenzia gli straordinari raggiungimenti artistici di Veronese, qui capace di far coesistere sapientemente elementi di retorica teatralità con movimentati momenti di frizzante convivialità in una cornice architettonica monumentale. L’opera è anche celebre per essere stata al centro di un famoso episodio di “censura” artistica da parte del Sant’Uffizio che accusò il pittore di eresia per aver trattato senza il giusto decoro il tema dell’Ultima Cena, trasformandola in un banchetto e arricchendola di presenze inconsuete. In particolare, gli inquisitori interrogarono il pittore sulla scelta di inserire figure come il servo che perde sangue dal naso, il buffone nano con il pappagallo e persino alcuni alabardieri “armati alla tedesca”. In sua difesa Veronese ribadì, con ostentata ingenuità, il diritto del pittore ad usare la fantasia e a porre figure di “ornamento”, prendendosi la stessa licenza che è concessa ai poeti e ai “matti”, stando tuttavia attento a porre tutte le figure più fantasiose all’esterno dello spazio occupato da Cristo. Obbligato comunque ad emendare in tre mesi gli “errori” contenuti nel dipinto, di fatto già ultimato, il pittore optò più semplicemente per modificarne il soggetto, trasformando quella che doveva essere una Ultima Cena, in un Convito a casa di Levi, ovvero proprio in una scena di banchetto, esplicitando in primo piano il riferimento al quinto capitolo del vangelo di Luca.
Nel 1868 Hayez suggellava emblematicamente la sua gloriosa esperienza di pittore di storia donando all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove oltre mezzo secolo prima aveva ricevuto la sua formazione artistica, l’imponente tela raffigurante La distruzione del Tempio di Gerusalemme “come testimonianza della mia riconoscente memoria dei primi studi fatti in questa Accademia […] contento di dare uno degli ultimi lavori dove esistono i miei primi”. Insieme al quadro intitolato Gli ultimi momenti del doge Marin Faliero, destinato all’Accademia di Brera, dove l’artista veneziano aveva insegnato per buona parte della sua vita, deve essere considerato alla stregua di un testamento spirituale.L’opera, per la quale si conosce un ingente corpus di disegni preparatori, ebbe una lunga gestazione: il pittore iniziò l’esecuzione nel 1860 e terminò il lavoro nel 1867, quando il dipinto venne esposto a Brera e fu accolto con entusiasmo dalla critica. La composizione, dominata da un impressionante impeto visivo, mostra la distruzione del tempio nel momento drammatico in cui la strage è al culmine: l’edificio è già in fiamme e il massacro è al suo apice. La scena rappresentata narra le sofferenze del popolo ebraico privato della libertà e, come già era avvenuto con il Nabucco di Verdi, diventa metafora delle angherie patite dagli Italiani e vessillo dei valori risorgimentali.Nel dicembre 2017 il museo ha acquisito un importante nucleo di diciassette disegni relativi a La distruzione del tempio di Gerusalemme (oltre a un foglio riferibile a La sete patita dai Crociati sotto Gerusalemme), che si aggiungono ai sei già presenti nelle collezioni delle Gallerie.
Pervenuta alle Gallerie come dono di Girolamo Contarini nel 1838 la tavola prende il nome dai due pioppi svettanti simmetricamente ai lati del tendaggio verde che fa da sfondo al gruppo della Madonna col Bambino. La presenza della data 1487 congiunta alla firma sul parapetto in finto marmo verde è di estremo interesse in quanto è la seconda – dopo il 1474 del Ritratto Fugger di Pasadena, peraltro non più visibile – presente su un’opera del maestro. La tavola si pone quindi come riferimento cronologico imprescindibile nella scansione cronologica del corpus del maestro, oltreché uno dei vertici qualitativi da lui raggiunti nella declinazione del tema. Di grande modernità e riuscitissimo effetto naturalistico è il richiamo dell’ombra proiettata dalla Vergine sul tendaggio teso alle sue spalle che contribuisce a rendere il senso di una luce calda, di sole al tramonto, che si intravede anche nel chiarore diffuso tra le foglie degli alberi e nella linea dell’orizzonte che segna il lento crescere delle colline verso le cime innevate sul fondo. Il cartone del gruppo con la Vergine e il Bambino è ripreso da Bellini nella Madonna con il Bambino tra i santi Paolo e Giorgio conservato pure alle Gallerie dell’Accademia. Dell’opera si conosce una replica di bottega, transitata in diverse collezioni private.
Di questo ritratto del doge Francesco Erizzo (reg. 1631-1646) esiste un’altra versione, di qualità leggermente superiore, conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna. La tela delle Gallerie, anch’essa sicuramente autografa, potrebbe essere stata eseguita per la famiglia del doge, dalla cui Villa Erizzo, nei pressi di Bassano del Grappa, proviene, stando alle indicazioni di Sandra Moschini Marconi (1970). Giunto in laguna nel 1633, all’apice della fama, il genovese Bernardo Strozzi conquistò in breve tempo prestigiose commissioni e si distinse soprattutto nel genere del ritratto, subentrando a Tiberio Tinelli, scomparso nel 1638. Il pittore genovese riesce a dare all’effige un tono di intimo realismo pur non rinunciando all’austerità di un ritratto ufficiale, giocando sull’espressione del volto e sul gesto semplice ma efficace della mano destra portata alla cintura. La ricca mise en scène del doge prevede l’esibizione dei preziosi abiti simbolo del suo potere: il corno dogale, il manto ocra-oro e la mantella di pelliccia bianca.
Orsola è visitata in sogno da un angelo che le annuncia il futuro martiriosimbolicamente rappresentato dalla palma. Un ricercato gioco di luci, quella sovrannaturale dell’angelo e quella naturaledell’alba che filtra dalle finestre e dalle porte, rivela una serie di oggetti dal significato simbolico: la corona poggiata ai piedi del letto, i libri di preghiera, la clessidra, le statue di Venere pudica e di Ercole sopra le due porte, allusive alle virtù della coppia regale.
Al di là delle molteplici interpretazioni iconografiche proposte (fuorviante il titolo con cui l’opera è nota fin dalla fine dell’Ottocento ossia dalla Guida di Brera del 1891), si tratta di un incantevole idillio pastorale che, in consonanza con le contemporanee espressioni arcadiche della pittura francese, esalta la vita rustica ed amorosa. Una luce estiva accarezza l’incarnato perlaceo di questa dea rusticana dal cappello di paglia, che si offre allo sguardo con vesti discinte dalle sfumature crema e rosa.
La tavola fu acquistata dallo Stato italiano nel 1959, dopo essere stata concessa in deposito dal 1846 alla Parrocchiale di San Giorgio delle Pertiche da un anonimo proprietario. Ignota è la collocazione originaria, anche se è lecito ipotizzare, secondo quanto suggerirebbe un’iscrizione del 1711 apposta sul retro, che si trattasse di una tavoletta devozionale posta in un edificio pubblico. Il dipinto, datato verso il 1441, accresce la serie di Madonne dipinte tra il 1440 e il 1450 da Antonio Vivarini, a metà strada tra l’influenza bizantina e i nuovi orientamenti stilistici centro italiani, in particolare quelli manifesti nella Firenze della prima metà del XV secolo. Numerosi sono i richiami stilistici con i polittici oggi a Parenzo (Museo della Basilica Eufrasiana) a Vienna (Vienna, Kunsthistorisches Museum), anche se in questo caso la Vergine non è rappresentata nella consueta iconica frontalità, ma leggermente di tre quarti, mentre china dolcemente il capo e regge il Bambino in atto benedicente. Il fondo oro, pesantemente ritoccato in un restauro settecentesco, conferisce un’atmosfera irreale al dipinto, che mostra, nella resa volumetrica delle figure, una moderna ricerca spaziale, e avvicina l’opera alle grandi novità del linguaggio toscano di Masolino e di Filippo Lippi. Elementi innovativi possono essere ravvisati nei volumi plastici dei volti e nella posizione delle gambe e delle mani, nonché nell’affinamento psicologico dei personaggi, frutto anche della conoscenza delle opere contemporanee di Jacopo Bellini.
Altre opere esposte
Con l’Artsupp Card puoi accedere per la prima volta a sconti e ingressi ridotti nei musei di tutta Italia.
Scopri di piùArtsupp è il portale dei musei con cui è facile scoprire arte, mostre e opere. Adesso anche i musei di Francia, Regno Unito, Olanda, Germania e Spagna possono condividere con gli utenti le loro attività.
chi siamo