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Silvio Zanella - Case e Colline
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Atanasio Soldati - Ambiguità
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Massimo Bartolini - Un paesaggio da lontano
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Enrico Prampolini - Composizione
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Gianni Colombo - Spazio Elastico
Silvio Zanella - Case e Colline
Atanasio Soldati - Ambiguità
Massimo Bartolini - Un paesaggio da lontano
Enrico Prampolini - Composizione
Gianni Colombo - Spazio Elastico

Altre opere esposte

Descrizione

I fratelli Joe e Gianni Colombo sono tra i creativi a cui maggiormente dobbiamo lo sviluppo, tutto italiano, del pensiero sullo spazio e sulle sue funzioni vitali. Durante tutta la loro attività, e in maniera definitiva nel periodo del boom industriale degli anni sessanta, Joe ha pensato a un design che rivoluzionerà mondialmente il pensiero della forma applicata all’abitare, mentre Gianni si è interrogato sulle implicazioni che le capacità di sentire e vedere hanno con la vita psichica dell’uomo; una ricerca condotta non sulla via inesatta di sentimenti e narrazioni, ma su quella della meccanica delle percezioni, di come esse, provate da particolari condizioni di spazio e di luce, scatenino risposte intellettive ed emozionali particolari e rivelatrici. Così Gianni Colombo dedicherà vasta parte della sua produzione alla realizzazione di ambienti nei quali mettersi alla prova alterando la nostra percezione dell’orizzontalità o verticalità, dati semplici del nostro equilibrio percettivo: “Si tratta un po’ di una rappresentazione, di una messa in scena di noi stessi che facciamo agire il nostro stato percettivo come soggetto stesso del lavoro”, è il suggerimento dell’artista. Quindi, entrate e portatevi avanti, all’interno del cubo tracciato dalla luce. Provate a sostare misurando con gli occhi lo spazio intorno a voi. Quando siete perfettamente immersi nel buio, il vostro sguardo si affida agli unici riferimenti visibili, ma essi oscillano. Verificate nel buio dove sono le pareti. Cosa elabora via via la vostra mente? L’opera è composta da pochissimi elementi, la luce o la sua assenza, le linee ortogonali. L’esperienza in atto, in nostro modo di elaborarla psichicamente e il nostro comportamento sono il vero soggetto dell’opera. Lo spazio è stato ricostruito utilizzando il motore originale del lavoro, montato dall’artista stesso nel 1976 presso la sede storica del museo. Il primo di questi spazi viene realizzato nel 1967, a Graz, ecco perché l’opera porta una data complessa: la prima è del progetto, la seconda della realizzazione.

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