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Madre - Museo d’arte Contemporanea Donnaregina verified

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Jan Fabre - L’uomo che misura le nuvole
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Lucio Fontana - Concetto Spaziale, Attese
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Jannis Kounellis - Senza titolo
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Anish Kapoor - Dark Brother
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Michelangelo Pistoletto - Venere degli stracci
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Jeff Koons - Senza titolo
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Andy Warhol - Beuys by Warhol
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Agostino Bonalumi - Senza Titolo
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Getulio Alviani -  Textura vibratile
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Giovanni Anselmo - Invisibile
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Gianni Piacentino - Dark Prussian – Blue Portal IV
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Francesco Clemente - Ave Ovo
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Giovanna Bianco; Pino Valente - Il mare non bagna Napoli
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Daniel Buren - Axer / Désaxer
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Léa Lublin - Senza Titolo
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Fausto Melotti - L'amore
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Sol LeWitt - Scribbles
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Gianfranco Baruchello - Il mio cinema
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Giulio Paolini - Dilemma
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Emilio Isgrò -
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Mimmo Paladino - Senza Titolo
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Paul Thorel - “Passaggio della Vittoria”
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Altre opere esposte

Descrizione

Nelle sue opere le forze in gioco si materializzano e si riequilibrano, creando un effetto di dinamismo in potenza, come in Senza titolo (1968), struttura dotata di vita propria grazie al fatto che un cespo di lattuga, consumandosi, determina lo spostamento del blocco di granito al quale è precariamente assicurato (così come in un’opera analoga l’acqua contenuta in una struttura metallica tende a fuoriuscirne, bevuta dal cotone che vi è parzialmente immerso). Organico e inorganico, naturale e tecnologico, caldo e freddo, leggero e pesante sono alcune delle coppie dialettiche sulle quali lavora l’artista; la convivenza e conciliazione di materiali e fenomeni opposti si estende sul piano concettuale, laddove Anselmo indaga il rapporto tra finito e infinito, visibile e invisibile. Dai primi anni Ottanta compare nei suoi lavori l’utilizzo del blu oltremare, che definisce un orizzonte, linea di confine tra la condizione terrena e una condizione di altrove, invisibile, quasi spirituale: “la maggior parte della realtà è invisibile e sono le cose visibili a darci la possibilità di desumere l’invisibile”, afferma l’artista, che nel 1990 vince il Leone d’oro per la pittura alla Biennale di Venezia con le sue tele di pietra, estrema sintesi fra elementi potenzialmente opposti. Da queste riflessioni nasce anche l’opera Invisibile (2007), che ancora una volta racchiude una dialettica di opposti: un blocco di granito nero, perfettamente levigato e puro nella sua forma geometrica, appare troncato, tagliato su un lato. Il pezzo mancante presuppone l’assenza della particella “in”, che trasforma la parola invisibile (titolo dell’opera) in visibile (la scritta riportata a graffito sull’opera). La pesantezza della materia si confronta con l’impalpabilità della parola; l’immobilità della pietra, la sua finitezza, si apre all’incommensurabilità dell’infinito e del non visibile che la circonda. Con un gesto essenziale, Anselmo allude alla possibilità di trovare un completamento in ciò che non vediamo, portando a convergere la sfera del sensibile con quella dell’intelletto, la materia con l’immaginazione, il microcosmo umano con il macrocosmo universale.

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