I preparati teratologici contenuti nelle vetrine della “Sala Assalini di Anatomia e Botanica” di Palazzo dei Musei comprendono esemplari di vertebrati con malformazioni del corpo dipendenti in alcuni casi da alterazioni genetiche, in altri da agenti esterni che influenzano lo sviluppo embrionale. Tra i vari esemplari affetti da patologie diverse, sono presenti casi di “gemelli congiunti”.

Questo modello di testa in ceramica riproduce una cosiddetta “mappa frenologica”: secondo la dottrina ottocentesca della Frenologia (o cranioscopia), elaborata da F.J. Gall, tutte le funzioni psichiche potrebbero essere localizzazione con precisione nel cervello, in corrispondenza di altrettante sporgenze sul cranio e delle caratteristiche psicologiche della persona.

La “Sala Re” ospita le principali raccolte botaniche conservate a Palazzo dei Musei. Sono presenti erbari risalenti alla seconda metà del XVII secolo come l’“Erborario Naturale del Santo Spirito di Reggio”, fino a raccolte assemblate in anni recenti. Di grande valenza didattica ed espositiva sono i pregevoli modelli ottocenteschi di funghi e di fiori, frutti e semi.

Nel corso dell’Ottocento iniziano a sorgere, nei musei, luoghi di documentazione e studio dell’anatomia umana: anche i Musei Civici di Reggio Emilia si dotano di un Gabinetto di anatomia, in cui confluiscono numerosi modelli e preparazioni. Indispensabili strumenti di conoscenza per chi si avvicinava allo studio della medicina, essi diventano nello stesso tempo depositari di una casistica di malformazioni, le cui cause all’epoca erano ancora sconosciute.

Il percorso di anatomia umana di Palazzo dei Musei (Sala Assalini di Anatomia e Botanica) è ricco di modelli anatomici, alcuni scomponibili, usati per finalità didattiche, come un busto umano con visceri, cervello e organi. Tra questi si trova una pregevole e realistica rappresentazione in cera dell’anatomia della testa umana, privata della pelle (cosiddetto “spellato”), con evidenziati i muscoli, l'occhio, il sistema vascolare

Nel 1974 Carla Marzi dona ai Musei Civici un vasto nucleo di opere di Renato Marino Mazzacurati, autore di grande rilevanza che ha lasciato un segno importante nella storia e nella cultura di Reggio e del suo territorio. Dopo gli esordi negli anni ‘20 a Roma a fianco dei protagonisti della Scuola di Via Cavour (Scipione, Raphael, Mafai), Mazzacurati inizia a frequentare Gualtieri dal 1928. Autore prolifico e versatile, si dedica dagli anni ‘40 alla scultura e al recupero di tecniche artistiche tradizionali come mosaico e ceramica. Nel secondo dopoguerra diviene celebre per i suoi monumenti che celebrano la resistenza e la vittoria sul nazifascismo.

Palazzo dei Musei espone un importante deposito privato di opere di Antonio Ligabue, comprendente incisioni, disegni e dipinti, tra cui uno dei suoi celebri autoritratti.

TEMPORANEAMENTE NON ESPOSTA

Nel 1974 Carla Marzi dona ai Musei Civici un vasto nucleo di opere di Renato Marino Mazzacurati, autore di grande rilevanza che ha lasciato un segno importante nella storia e nella cultura di Reggio e del suo territorio. Dopo gli esordi negli anni ‘20 a Roma a fianco dei protagonisti della Scuola di Via Cavour (Scipione, Raphael, Mafai), Mazzacurati inizia a frequentare Gualtieri dal 1928. Autore prolifico e versatile, si dedica dagli anni ‘40 alla scultura e al recupero di tecniche artistiche tradizionali come mosaico e ceramica. Nel secondo dopoguerra diviene celebre per i suoi monumenti che celebrano la resistenza e la vittoria sul nazifascismo.

Palazzo dei Musei espone un importante deposito privato di opere di Antonio Ligabue, comprendente incisioni, disegni e dipinti, tra cui uno dei suoi celebri autoritratti.

Parmiggiani è uno dei maggiori protagonisti dell'arte contemporanea italiana. La sua ricerca ha tra i motivi principali una profonda riflessione sulla natura dell'arte e delle immagini, indagata con assoluta libertà stilistica e tecnica. Parmiggiani ha utilizzato indifferentemente mezzi provenienti dalla tradizione artistica e materiali di uso quotidiano o industriale. L’installazione “Croce di luce”, donata ai Musei Civici dopo la mostra del 2003 a Reggio Emilia, è una meditazione sull'immagine sacra, scomposta nei suoi elementi fondamentali e ricomposta nel segno iconico della croce che ne veicola colori, odori e suggestioni tattili.

"La solitudine" si colloca nell’ambito delle ricerche sul motivo della fanciulla immersa nel silenzio della natura che Fontanesi condusse sin dagli anni Sessanta dell’800 in numerose opere. L’opera, presentata alla “Promotrice torinese” del 1875, fu acquistata dal nobile reggiano Roberto Levi e in seguito donata al Municipio di Reggio Emilia. "La Solitudine" ha suscitato l’interesse di numerosi artisti e critici, da Thovez a Emilio Cecchi. L’opera venne selezionata per l’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia del 1901.

Questa tazza è stata realizzata oltre 3.700 anni fa in oro alluvionale purissimo con una grande competenza artigianale e un alto livello tecnologico, per ottenere un oggetto dal grande valore rituale. E’ stata poi colpita con un’ascia per essere defunzionalizzata e in seguito interrata probabilmente con un intento votivo: questa ipotesi è rafforzata dal confronto con i pochi altri oggetti simili ritrovati in Europa, anch’essi deformati e interrati intenzionalmente.

Il cratere era un vaso utilizzato per mescolare acqua e vino nei banchetti. Questo cratere, risalente al IV secolo a.C. e proveniente da Altamura, in Puglia, ha volute decorate con mascheroni che raffigurano Medusa. Su un lato sono raffigurati due personaggi maschili all’interno di un tempietto, uno dei quali porta una offerta al defunto, seduto ed armato. All’esterno del tempietto sono un giovane nudo ed una figura femminile con uno specchio ed una ghirlanda.

Fermaglio del V° sec a.C., di manifattura celtica, ritrovato a San Polo d’Enza (Reggio Emilia). La base è decorata da una fila di piccoli cerchi e da una decorazione a traforo con una figura umana e uccelli di palude: rappresenta l'antica iconografia mediterranea del "Signore degli animali", che alludeva a una figura di intermediario tra uomo e mondo naturale. Questo tipo di fibbia da cinturone era probabilmente utilizzata per la sospensione della spada al fianco, il che suggerisce la presenza di mercenari stranieri.

Quinto Alessandro e Giustina erano gli ex padroni della giovane Giulia, poi liberata e entrata a far parte della famiglia. La coppia ha dedicato alla giovane una lapide che ne riporta l’età ed esprime grande affetto per la defunta. Sulla sommità del monumento sono scolpite due pigne con al centro una rosa, simbolo forse della vita spenta nel fiore degli anni. Vicino alla lapide sono stati ritrovati anche i resti incinerati e i giocattoli della bambina, conservati a Palazzo dei Musei.

Al centro della stele sono scolpiti un uomo e una donna che si stringono la mano destra. L’uomo veste la toga e tiene in mano un rotolo, mentre la donna regge forse un melograno, simbolo di fertilità. La liberta (cioè ex-schiava) Pettia Ge ha posto questa lapide per sé, per il suo ex padrone Caio Pettio Pilade, per le sue due liberte e per un uomo che era forse il proprio marito, lo scultore Caio Antioco, di cui sono raffigurati gli strumenti di lavoro. La tomba è stata ritrovata a Reggio Emilia, in una necropoli lungo la via Emilia, e risale al I sec. d.C.

Questa statuetta in pietra arenaria, di tipo “steatopigio”, raffigura una donna grassa. Spiccano gli attributi sessuali, mentre mancano piedi, braccia e viso, il che la inserisce tra le testimonianze generalmente riferite al culto della dea-madre. Reperti in pietra di questo tipo venivano prodotti in Europa tra 40.000 e 10.000 anni fa: questa in particolare potrebbe risalire a una delle fasi più recenti di questo periodo. La sua cronologia è comunque molto dibattuta, essendo stata rinvenuta fuori contesto, vicino ad un insediamento neolitico.

Maschera in marmo (I sec. d.C.) che ornava una domus rinvenuta in via Toschi a Reggio Emilia. E' solo ipotetica l'attribuzione della maschera a una fontana, anche se questo tipo di soggetto era tra i preferiti per la decorazione scultorea dei giardini. Le caratteristiche generali riproducono il tipo di personaggio detto “Papposileno”, un satiro anziano e spesso ubriaco che compare nella mitologia e nella letteratura greca e romana.

Giocattoli in piombo (II sec. d.C.) che riproducono elementi di arredo e suppellettili in miniatura, destinati ad una sorta di casa di bambola, e ritrovati come parte del corredo funebre della giovane Giulia Grafide. Nel Portico dei Marmi dei Palazzo dei Musei è conservato anche il monumento funerario con iscrizione dedicata alla giovane defunta.

Questo tipo di maschera veniva utilizzata come sommità di copricapo durante le danze rituali. Riproduce una testa umana con corna applicate. E’ realizzata in cuoio, metallo, legno e corno.