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Roma, Lazio, Italia chiuso visita il museoarrow_right_alt

conclusa Do you hear us?

La mostra

L’esperienza della pandemia ha cambiato la nostra percezione del mondo. Ripensando alle settimane del lockdown qui a Roma, ricordo in particolare la trasformazione dello spazio sonoro. La città divenne silente e, nel silenzio, iniziai d’improvviso a sentire altre cose: il gracchiare dei gabbiani affamati (che, come lessi, si cibano degli avanzi dei ristoranti delle città) e il rombo degli elicotteri della polizia sui tetti.

Il silenzio, il rumore e l’ascolto hanno sempre una dimensione sociale e finanche politica. I suoni, sì, i rumori che ci circondano creano sempre un certo spazio sociale. Azzittire qualcuno è un atto violento; al contempo, restare in silenzio può essere un gesto di resistenza, e l’ascolto può essere rivendicato come un’azione politica attiva che dà spazio a voci inascoltate, trascurate. «Sentire», scrive la compositrice Pauline Oliveros, «è un qualcosa che avviene involontariamente, mentre ascoltare è un processo volontario che genera cultura attraverso la formazione e l’esperienza». In italiano, il verbo ‘sentire’ si riferisce tanto ai suoni quanto alle emozioni.

La mostra collettiva Do you hear us? all’Istituto Svizzero di Roma intende tracciare questi aspetti. Nel farlo, le opere artistiche, alcune create appositamente per la mostra altre già esistenti, esplorano un tema multi-stratificato. Artisti e artiste indagano l’ascolto delle voci e memorie migranti e il significato della musica e del canto in questo contesto, ci mostrano come il silenzio possa essere un potente e performativo atto di resistenza, invocano le radici dell’ascolto quale strategia politica attiva dei movimenti femministi degli anni sessanta e settanta, o ci ricordano quanto velocemente finiamo per trascurare talune voci nel rumore costante dei media sociali.

Immagini della mostra

Orari e biglietti

Indirizzo

Via Ludovisi, 48
00187 Roma

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