Destinata a celare e proteggere l’immagine della Madonna della Ghiara, questa tendina ricamata in seta fu donata dalla contessa Camilla Ruggeri Brami alla Basilica della Ghiara ed è documentata nel Tesoro della Basilica dal 1672. La composizione è realizzata a punto piatto, che consente di usare una vasta gamma cromatica con effetti sfumati simili alla pittura. È un esemplare unico e si caratterizza per la raffinata rappresentazione di un albero genealogico che illustra la discendenza di Maria e Gesù Cristo da Jesse, padre di David.
La manifattura è emiliana, ma non si hanno altre notizie. La data di realizzazione è ipotizzabile tra la fine del Cinquecento e il 1617, anno di morte della Contessa Brami. Tessuti simili venivano spesso prodotti nei conventi femminili.

Il piviale, di manifattura italiana, è ornato da ricami (in sete policrome, oro e argento) che raffigurano paesaggi con colonne, scalinate, palazzi orientali e alberi con melagrane e grappoli d'uva, sovrastati da canestri ricolmi di fiori. 

Le vedute con architetture e gli alberi carichi di frutti richiamano le produzioni tessili legate a Jean Revel, artista lionese che tra 1730 e 1740 attuò un rinnovamento in chiave naturalistica del disegno tessile ispirandosi al vedutismo e alla coeva pittura di genere.

Nel 1569 il pittore Lelio Orsi dona il disegno della Madonna della Ghiara al devoto cittadino reggiano Luca Pratissoli, che ne commissiona a Giovanni Bianchi (detto il Bertone) la trasposizione in affresco sul muro di cinta del Convento dei Servi di Maria. Il disegno viene poi donato da Alfonso Pichi Pratissoli alla Fabbrica Laica del Tempio della Ghiara nel 1705.
Nella singolare iconografia di Orsi il Bambino è seduto su un guanciale mentre la Vergine siede su una roccia ed è rivolta verso il Figlio in atto di adorarlo. Le soluzioni adottate con raffinato linguaggio manierista testimoniano la grande maestria dell'artista anche come disegnatore.

Questa corona in argento dorato, insieme ad un’altra simile, è stata donata al Tesoro della Basilica della Ghiara dai confratelli della Compagnia del Carmelo (come riportano le diciture “Confratres Carmeli” “Virginem coronant”) nel 1596, il giorno seguente il primo miracolo verificatosi presso l'affresco della Madonna della Ghiara.

Gli angeli reggicorona, in lamina d’argento sbalzata, parzialmente dorata e cesellata, sono stati donati invece dalla Confraternita di San Rocco. La realizzazione delle due offerte fu comunque concordata in un unico ordinativo all’argentiere. Sul retro è inciso l’anno “MDXCVI” (1596).

Questa preziosa corona, del peso di 1.939 grammi, fu commissionata dalla Comunità di Reggio Emilia nel 1672 a Michele Augusta, orefice ferrarese operante a Reggio Emilia.  La corona fu donata con il vincolo che rimanesse in perpetuo nel Tesoro della Basilica della Ghiara e venisse utilizzata esclusivamente come ornamento in occasione delle solennità religiose.

Sul verso della crocetta è incisa l'iscrizione: S(enatus) P(opulus) Q(ue) R(egensis) (Il Senato e il Popolo di Reggio). La corona fu protagonista della famosa e sontuosa processione che si tenne il 13 maggio 1674 in ringraziamento alla protezione che la Vergine accordò a Reggio Emilia in numerose occasioni di quel secolo travagliato alle tante grazie concesse. La processione si concluse con l’incoronazione dell’immagine miracolosa della Madonna.

Il Piede, nodo e coppa di questo pregiato calice sono decorati da tre Serafini ad alto rilievo intercalati a cartigli e motivi floreali.

Alcune differenze stilistiche fra i motivi decorativi presenti nel sottocoppa e quelli del piede e del nodo suggeriscono la possibilità che questo calice sia frutto del rimontaggio di parti di differenti provenienze. L’ornamento a teste di cherubini è caratteristico della bottega del Magnavacchi, artigiano attivo a Reggio Emilia, e può essere attribuito al secolo XVII.

Questo prezioso ed elaborato ostensorio fu realizzato a Modena dagli argentieri Rinaldi, Algeri e Rocca per volere della Fabbriceria della Basilica della Ghiara che lo pagò anche con offerte raccolte dopo l’epidemia di colera del 1854-55.

Il piede è ornato da teste di cherubini e tre ovati: quello centrale si leggono dedica e data (1858), mentre i due laterali raffigurano la Beata Vergine della Ghiara e la Resurrezione.

Sopra il piede si trova un “nodo” decorato con i busti a rilievo di un vescovo e due martiri. Sul nodo poggia il fusto dell’ostensorio costituito da un angelo che sostiene la teca ornata da false pietre, teste di cherubini e putti alati; sopra la teca è posto un globo con croce.

La parte anteriore rigida della legatura in argento (piatto), decorata con volute vegetali e applicata su un fondo di velluto rosso, riporta un medaglione ovale in cui è rappresentata la trasfigurazione mentre nel piatto posteriore è presente un medaglione con uno stemma dell'ordine francescano.
Lo stemma francescano può ricollegare il manufatto ai frati Minori Francescani osservanti, che furono Custodi della Basilica della Ghiara dal 1820 al 1866.
Attualmente la legatura riveste un messale Romano del 1953. I motivi decorativi di tipo “rocailles” consentono di datare la legatura alla prima metà del secolo XVIII.

Il piccolo quadro di Carlo Bononi riprende l'iconografia di Lelio Orsi della Madonna in adorazione del bambino. Il dipinto è di pregevole fattura, ed è particolarmente interessante il paesaggio: il cielo è reso da velature trasparenti che lasciano intravedere la preparazione sottostante. Le opere con il medesimo soggetto realizzate dall’artista e ricordate dalle fonti sono numerose, ma solo pochissime sono pervenute fino a noi.

L'artista fu molto attivo e realizzò diversi interventi a Reggio Emilia: tra questi, la decorazione della cupola della Cappella Gabbi e dell’Arte della Seta nella Basilica della Ghiara, nel 1622.